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(uno)

 Seduta accanto al posto di guida del "ducato" rosso scuro, fermo nel piazzale, la signora Alba stava diventando impaziente.
 <<Allora partiamo? Sono già le nove e mezzo.>>
La vocetta un po' stridula tradiva però l'entusiasmo di sempre.
 <<Smettetela di parlare della cena di sabato scorso>> gridò fuori dal finestrino <<E’ tardi. Finite di caricare il furgone e partiamo, una buona volta. E' tutta la settimana che ne parlate>>.
Alle sue spalle, tranquillamente seduti sul pianale posteriore del furgone, il signor Giovanni ed il giovane Andrea si stavano appunto attardando a ricordare la cena di qualche sera prima.
 <<E' stata una delle migliori cene sociali di questi ultimi anni>> diceva Giovanni <<non la migliore in assoluto, certo, ma una delle migliori sicuramente sì.>>
 <<Veramente?>> fece Andrea con un misto di stupore ed entusiasmo. Aver partecipato ad un o di quegli eventi che meritano di essere ricordati, pur essendo da poco entrato da poco a far parte dell'Organizzazione, lo faceva sentire un po' un privilegiato. E lo riempiva di ottimismo, anche se stentava a crederci.
<<Non avevamo mangiato così almeno dall'ottantaquattro o ottantacinque>> riprese Giovanni <<allora avevamo un sacco di mezzi, di denaro. Avevamo finanziamenti anche da certi partiti, almeno dai più sensibili al nostro tipo di attività Adesso invece dobbiamo fare tutto da soli, autofinanziandoci, come sai. E con quello che ci costa Mario, il cuoco che prepara le nostre cene, di soldi ne dobbiamo reperire un sacco. Ma ne vale la pena, quell'uomo è un maestro in cucina, riesce a dare alle carni quel sapore così...>> fece una pausa <<così particolare senza togliere il loro gusto, come dire, naturale>>.
Schioccò la lingua tra le labbra, come per sottolineare la sua completa adesione alle scelte gastronomiche del cuoco che l'Organizzazione si era scelta.
 <<Ancora a parlare?>> La voce di Alba tuonava a suo modo, cioè squittiva, dalla cabina del furgone <<sono quasi le nove e quaranta e non avete ancora finito di caricare>>.
Giovanni si alzò e si diresse verso la cabina del furgone.
 <<Alba, quante volte le devo spiegare che quando è in servizio si dice che sono le ventuno e quaranta e che così anche lo si scrive.>>  Stava alzando un po' la voce per intimidire la donna  <<Lo sa che se scrive sui fogli di viaggio che il furgone è uscito alle nove e mezzo sembra che sia uscito fin dal mattino e quando io poi scrivo che è rientrato alle ventitré e trenta risulta che è stato fuori quattordici ore. Invece si è mosso soltanto la sera per rientrare poche ore dopo>>.
<<Va bene signor Giovanni >> fece lei remissiva <<ma questo non cambia che noveemezzo o ventunoetrenta che siano, adesso noi siamo in ritardo perché‚ sono già le nov... , pardon, le ventunoequarantacinque e dovevamo partire  quindici minuti fa>>.
 <<Vorrà dire che questa volta rientreremo un po' più tardi>> disse seccato Giovanni <<Comunque ha ragione, cara Alba, sarà… meglio muoverci. Andrea! Coraggio scendi di li e finisci di caricare quei sacchetti. Io prendo le scatole di cartone. E' ora di andare>>.

Qualche minuto dopo i tre sedevano nella cabina del furgone che avanzava pigramente da Nervi verso il centro attraverso il nastro d'asfalto di Corso Europa. Giovanni era alla guida, la signora Alba nel mezzo e Andrea vicino al finestrino. Intorno a loro gli ultimi strascichi del traffico serale del sabato lasciavano il passo alle avanguardie di quello notturno.
 <<Certo che se avessimo una sede in centro sarebbe tutto molto più facile, potremmo aumentare i nostri interventi>> squittì la signora Alba. Lei era una entusiasta di quella attività di volontariato che svolgeva ormai da parecchi anni. Ora ne aveva cinquantasei ma aveva conservato la voglia di fare e l'entusiasmo di quando era entrata a far parte dell'Organizzazione, a venticinque.
<<Brava!>> la rintuzzò secco Giovanni <<E brava la signora Alba, così ci ritroveremmo tutti i nostri assistiti davanti alla porta a questuare ad ogni ora del giorno e della notte. No, no, meglio che la sede rimanga dov'é, ben nascosta e poco pubblicizzata. Non voglio essere continuamente tormentato da quella massa di straccioni. Per carità!>>
 <<Via Giovanni>> Alba aveva preso un tono materno <<non dica così. E poi, allora, Perché‚ li aiuta? Perché tutte le settimane viene con noi se li disprezza tanto?>>
 <<Io non disprezzo nessuno>> puntualizzò lui dando un colpetto sul freno come per rendere più incisive le sue parole <<solo non me ne frega niente di loro. Sono una massa di sbandati e basta. Ridursi in quel modo, come le bestie.>> Sospirò brevemente e diede gas.
 <<Ma allora...>> Andrea tentava, dal suo angolino, di inserirsi nella discussione. Smise di guardare fuori dal finestrino e si voltò verso i due. Ma non riuscì ad iniziare la frase.
 <<Allora, allora!>> sbottò l'autista <<ho sessant'anni e sono in questa Organizzazione da trenta. Anche se di loro non me ne frega niente, anzi mi fanno un po' schifo, faccio quello che faccio Perché‚ almeno vedo gente, gli altri soci intendo. Sono scapolo, non ho parenti, tutti i miei amici fanno parte dell'Organizzazione. Sacrifico un paio di sere alla settimane ma così posso frequentare il circolo, stare in compagnia e , soprattutto, partecipare alle cene sociali.>>
 <<Ah! Le cene, ecco cosa le interessa di più>> replicò Alba facendosi rossa in volto per la rabbia <<pensi che per me sono quasi un fastidio. A me interessa quello che faccio per Loro, almeno un po' d'aiuto da qualcuno lo ricevono. Poveracci, mi sembra quasi che, ridotti come sono, quando la morte se li porta via per loro sia quasi una liberazione.>>
 Intanto Andrea, rimasto in disparte, rifletteva sul fatto che la signora Alba fosse una specie di eccezione; non l'unica ma una delle poche. Quasi tutti i soci erano, chi più— chi meno, come il signor Giovanni. E anche il suo punto di vista non era poi tanto diverso. Certa gente è proprio ingenua, pensava riferendosi ad Alba, travisa lo scopo di ciò che fa eppure rimane li bella tranquilla, convinta di essere nel giusto. Convinta di stare facendo una cosa e invece ne fa un'altra.
 Cercò anche di intervenire per alleggerire l'atmosfera e cambiare discorso.
 <<Sapete, quella dell'altra sera è stata la mia prima cena sociale. Ho conosciuto per la prima volta quasi tutti i membri dell'Organizzazione e ...>>
 <<Ecco!>> scattò Alba <<cene, conoscere gente, fare i mondani, questo solo vi interessa. A me le vostre cene fanno schifo!>> urlò <<Partecipo per forza, per non essere esclusa dal gruppo, per continuare a fare del volontariato. Io lo faccio per Loro!>>
 Andrea non era riuscito nel suo intento, aveva scelto male l'argomento e il momento. E ora si trovava, suo malgrado, schierato apertamente con il signor Giovanni.