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L’emigrazione ligure: i precedenti, le cause, le direzioni, le caratteristiche 

I fenomeni emigratori dalla Liguria affondano le loro radici in una tradizione di mobilità ben radicata anche nella cultura delle genti dell'Appennino. I grandi limiti naturali imposti all'estensione della proprietà terriera e la povertà delle risorse agricole, tale da non garantire il sostentamento dei nuclei familiari,spingevano i contadini nelle valli oltre l'Appennino o nei paesi del nord Europa a cercare risorse economiche integrative. Tipicamente ligure è però la presenza dell'America nell'orizzonte di chi si reca all'estero per lavorare o "fare fortuna".

Sono archivi, costituiti prevalentemente da corrispondenza privata tra membri di uno o più rami di una famiglia, che si sono formati praticamente all'insaputa dei soggetti che ne andavano raccogliendo il contenuto.

Le fotografie vengono generalmente inviate come supplemento d'informazione, insieme alle lettere, per "farsi vedere", per testimoniare

La fotografia d'emigrazione viene presa in considerazione come forma di comunicazione privata, tra membri di una stessa comunità o famiglia, e non come documento pubblico o pubblicabile eseguito a scopi documentari, illustrativi o celebrativi.

Le fotografie rappresentavano per chi le inviava e soprattutto per chi le riceveva l'unica presenza, l'unica forma di contatto, in qualche modo tangibile anche se sostanzialmente fantasmatico,

E' solo grazie alla fotografia che, nel periodo della grande emigrazione, l'istituto familiare riesce a mantenere, mimandola, una sorta di unità che di fatto viene spezzata dalle partenze. Tale "unità virtuale" viene ottenuta in due modi: il primo fissando sulla fotografia un momento di unità effettiva, di compresenza in uno stesso luogo e momento di tutti i membri di una famiglia o almeno della maggior parte; il secondo ricostruendo artificialmente quell'unità grazie a interventi di fotomontaggi    

Farsi fotografare è una moda borghese già dall'Ottocento; le fotografie servono a tramandare se stessi nel futuro, essere fotografati vuol dire avere un proprio ritratto come usava prima la nobiltà. Farsi fotografare diventa così un rito cui tutti si adeguano di buon grado perché pare garantire ad ognuno la conservazione di un'immagine della realtà, per la memoria, l'autoriconoscimento,e come prova tangibile di presenze delle quali la fotografia è comunque testimonianza.

 

Il "linguaggio delle fotografie" è composto di un proprio repertorio di segni e simboli articolati e complessi simile a quello delle parole ma costituito da rappresentazioni, di fatti o di persone, che attraverso un codice non verbale trasmettono un messaggio  preciso e mirato. Tra le righe di questi messaggi è inoltre possibile leggere altre informazioni per così dire "sfuggite ai trasmittenti" forse a causa della novità e complessità del medium adoperato.

 

Nella fotografia tutto viene preparato con cura per fornire di se stessi l'immagine migliore possibile; si cerca in ogni modo di tenere fuori dalla cornice dell'immagine ogni riferimento, se pur minimo, ai fatti del lavoro o della quotidianità; anche se alla fine però qualcosa sfugge o non è stato possibile nascondere: mani e scarpe.

Le fotografie hanno fondamentalmente la funzione di supporti di memoria e non importa più di tanto, se non a chi le studia, che esse mentano o meno.

 

Una buona parte delle fotografie che costituiscono la raccolta è arricchita da didascalie scritte a mano. E' inoltre certo che  le fotografie viaggiavano attraverso l'oceano accompagnate a corrispondenza epistolare della quale arricchivano i contenuti.

 

Fotografia, uno sguardo al presente e al recente passato

DallaPolaroid al digitale, alcune rapide riflessioni su come i mutamenti della tecnica hanno influito sull’uso della fotografia, sul suo linguaggio e sull’uso delle immagini.